Unife "Crea" Un Nuovo Screening Per Il Cancro Al Colon

Pubblicato il 31 Maggio 2017

Si tratta di sferette create da noi in laboratorio, così piccole da farcene stare miliardi in un metro. La loro superficie estremamente corrugata è capace di sentire parti per miliardo di composti organici. E' da questa "produzione" che il docente di fisica Cesare Malagò ha iniziato a pensare alla relativa applicazione per la diagnostica del cancro al colon-retto, un progetto risultato vincitore del Bando di ricerca sanitaria 2016 (Programma 5 per mille anno 2014), nato dalla collaborazione fra il Laboratorio Sensori del Dipartimento di Fisica e Morfologia di Unife, la start-up Scent, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori di Ferrara, e il Centro Screening Ausl.

"Scopo della ricerca" spiega il direttore sanitario Eugenio Di Ruscio è vedere se è possibile con metodologie non invasive avere la conferma di un sospetto di cancro, dato dallo screening delle feci". Sebbene l'Emilia-Romagna sia "partita anche prima rispetto ad altri, però" avverte il direttore generale Claudio Vagnini “ la maggior parte della popolazione rimane restia a questo tipo di screening, sebbene la sua necessità  sia a mio avviso fuori tempo massimo".

Il classico test "di sangue occulto" detto Fobt, infatti, produce spesso falsi positivi, i cui soggetti sono invitati dai relatori, prima di sottoporsi a colonscopia, ad eseguire anche il test denominato "Scent A1", con il quale essi riceveranno un contenitore apposito che dovranno restituire congelato con il campione di feci all'interno. "Questa metodica“ spiega il dottor Sergio Gullini “ potrebbe aiutarci a selezionare i pazienti che vanno all'endoscopia, anche per fare meno esami e farli meglio", cosa che i primi risultati della ricerca dimostrano, dopo che "siamo entrati in contatto coi chirurghi per confrontare i campioni di feci di pazienti affetti da cancro al colon e quelle di pazienti sani", conferma Malagò.

Una ricerca che "ha pubblicato a livello internazionale" ricorda il docente di fisica, invitando i cittadini per un contributo economico che potrà  supportare le spese di materiale per la ricerca stessa. I complimenti arrivano anche da parte "di chi come me non è esperto“ asserisce il professor Conti, in qualità  di portavoce del rettore dell'Università  di Ferrara “perchè penso che un progetto interdisciplinare di questa portata, con un potenziale impatto importante sull'intera città , sia un grande esempio di come fare ricerca oggi".