TUMORE DEL FEGATO: UN KILLER SILENZIOSO

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A 5 anni dalla diagnosi di tumore del fegato il tasso di sopravvivenza è tra i più bassi: il 15% tra le donne e il 17% tra gli uomini.

Tale fenomeno è legato alla difficoltà di individuare la patologia, che non presenta sintomi specifici fino agli stadi finali di sviluppo, quando viene scoperta, nella maggior parte dei casi (circa il 70%), fortuitamente nel corso di altri accertamenti.

Il colangiocarcinoma è un particolare tipo di tumore primitivo del fegato, che origina dalle cellule che ricoprono i dotti biliari -note come colangiociti- incaricati di trasportare la bile dal fegato all’intestino. Si tratta di una patologia rara, ma in costante crescita, che nel nostro Paese si presenta con 5.400 nuovi casi ogni anno.

Si distingue in colangiocarcinoma intraepatico e extraepatico in base alla sede del suo sviluppo, ma la prima è decisamente la più comune e in via di diffusione nel mondo occidentale. Le cause sono attribuibili agli scorretti stili di vita, come un’alimentazione malsana, obesità, abuso di alcol e fumo; ma anche a patologie pregresse che ne facilitano l’insorgenza, come steatosi e cirrosi epatica, epatopatia cronica e sindrome metabolica.

Alcuni sintomi non specifici, ma possibilmente riconducibili al colangiocarcinoma, sono perdita inspiegabile di peso, cambiamento del colore della pelle, ferite difficili da guarire e difficoltà nella minzione.

Se diagnosticato per tempo e curato nel corso delle sue prime fasi, il tumore del fegato può essere curato nel 50% dei casi. Ad accrescere le possibilità di sopravvivenza dei pazienti è sicuramente il ricorso alla chirurgia che purtroppo, però, raggiunge appena il 25% dei pazienti che riesce ad essere candidato ad un intervento: uno dei più complessi da portare a termine.

È in casi come questo che i consigli della LILT sono quanto mai indispensabili: seguire sempre uno stile di vita sano, a partire dall’alimentazione, passando per l’attività fisica e alla rinuncia a sostanze dannose per il nostro organismo.