TCR: I RECETTORI DEI LINFOCITI T INGEGNERIZZATI CONTRO LA LEUCEMIA.

Canale

Le CAR-T sono terapie innovative che aggrediscono il tumore sfruttando le difese immunitarie del paziente, i cui linfociti T vengono geneticamente modificati e “armati” per riconoscere e combattere alcune patologie oncoematologiche.

Il patrimonio genetico di questi linfociti “nativi” viene infatti ingegnerizzato al fine di insegnargli come produrre un recettore chimerico da esporre sulla propria superfice per riconoscere alcuni elementi caratteristici delle cellule tumorali.

Il trattamento con CAR-T richiede dai dieci giorni alle due settimane di ricovero e i risultati sono positivi nella maggioranza dei casi, pur tuttavia rimanendo considerevole la possibilità di effetti collaterali. Tra questi ci sono la sindrome da rilascio di citochine, che può interessare fino al 10% dei pazienti trattati e si presenta come una sindrome infiammatoria acuta capace di mostrare anche tossicità a livello cerebrale, oppure la maggiore esposizione a infezioni opportunistiche per via dell’impoverimento da linfociti B.

Questi lati negativi del trattamento con CAR-T, unitamente ai limiti connessi al solo riconoscimento superficiale delle cellule tumorali che circoscrive le tipologie di neoplasie trattabili, hanno spinto i ricercatori del San Raffaele di Milano a indagare un nuovo approccio all’ingegnerizzazione molecolare.

La scelta del loro studio è ricaduta sui recettori conosciuti come TCR (o T Cell Receptors), il cui DNA è stato modificato per riconoscere e attaccare frammenti di proteine contenuti non solo all’esterno delle cellule tumorali, bensì anche al loro interno.

I vantaggi terapeutici sono notevoli, infatti attraverso questo nuovo approccio possono essere trattati differenti tipi di neoplasie ed è più semplice aggredire proteine essenziali per la sopravvivenza del tumore così da limitarne la resistenza nei confronti della terapia. Inoltre, essendo i TCR presenti naturalmente sui linfociti umani, la loro ingegnerizzazione potrebbe attivare la memoria immunitaria dell’organismo, proteggendo più efficacemente i pazienti.

Per ora lo studio si è concentrato sul trattamento della leucemia mieloide acuta attraverso l’aggressione della proteina bersaglio WT1, ma tale innovativo approccio sembra essere ricco di nuove prospettive terapeutiche e potenzialmente molto promettente per la cura di un maggior numero di patologie oncoematologiche.