MATEMATICA E BIOLOGIA ALLEATE CONTRO IL CANCRO

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Le terapie a bersaglio molecolare, ossia quelle che veicolano il farmaco in direzione specifica delle cellule tumorali, sono tra le più promettenti, precise e di minore tossicità. L’efficacia di tale approccio, tuttavia, è limitata da fattori quali lo sviluppo di farmacoresistenze da parte del tumore e dalla comparsa di metastasi.

Per comprendere l’origine di tali risvolti negativi associati alle terapie a bersaglio molecolare, un team interdisciplinare di ricercatori di Ifom, Università di Torino, Università di Milano e Candiolo Cancer Institute Fpo IRCSS ha svolto un’accurata indagine sperimentale, che ripercorrendo un metodo vincitore del Premio Nobel per la Medicina nel 1969 ha unito competenze nell’ambito della biologia e della matematica.

Fisici e biologi hanno seguito un metodo d’indagine quantitativo basato su considerazioni teoriche preliminari, che grazie all’unione di analisi matematiche e esperimenti di laboratorio ha reso possibile applicare modelli matematici per lo sviluppo di protocolli di trattamento innovativi.

Attraverso campionatura, analisi e caratterizzazione di moltissime cellule sia in fase di trattamento farmacologico che in condizioni normali di crescita è dunque emerso che le terapie a bersaglio molecolare inducono una transizione ad uno stato letargico delle cellule tumorali, che diventano così capaci di tollerare temporaneamente il trattamento. Queste cellule sono infatti chiamate “persistenti” e hanno così, grazie alla condizione in cui vengono a ritrovarsi, il tempo di acquisire mutazioni genetiche che le rendono in grado di replicarsi anche in presenza del farmaco.

La terapia, in conclusione, se rivota ad alcuni tipi di tumore come quello analizzato (colon retto) induce un significativo aumento della capacità mutagenica della massa tumorale, rendendo più veloce il processo metastatico.