I TUMORI SI NASCONDONO DIETRO UNO SCUDO DI ZUCCHERI

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La glicosilazione è un meccanismo biologico che permette alle cellule di aggiungere catene di zuccheri alle proteine presenti sulla membrana cellulare. Questi zuccheri, i glicani, sono in grado di modificare l’interazione delle cellule con l’ambiente circostante, creando una sorta di barriera isolante.

Tale struttura può essere creata da tutte le cellule, ma in quelle cancerose il processo di glicosilazione raggiunge un livello d’intensità aberrante e capace di proteggere i tumori, specialmente quelli solidi, come uno scudo. È in questo modo che i tumori si difendono dall’azione dei trattamenti con Car-T (ossia linfociti potenziati in laboratorio per individuare e attaccare con più efficienza le cellule cancerose).

Le cellule malate sulla superfice del tumore, infatti, costituiscono il target delle Car-T ed essendo occultate dalle catene di glicani risultano al riparo dall’azione dei linfociti. La protezione offerta dagli zuccheri superficiali, tuttavia non si limita ad un approccio passivo, bensì si estende ad un meccanismo secondario di promozione delle funzioni dei checkpoint immunitari, che frenano l’attacco dei linfociti in direzione del tumore.

Sulla base di queste evidenze, un gruppo di ricerca dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano ha proposto una strategia per ridurre la formazione della barriera di zuccheri creata dai tumori per proteggersi.

Si tratta di una terapia farmacologica basata sull’abbinamento di Car-T e assunzione di 2DG, una molecola analoga al glucosio (ossia lo zucchero che alimenta le cellule), che quando viene assorbito dalle cellule è in grado di bloccare la glicosilazione.

Le cellule tumorali hanno un ritmo di moltiplicazione molto più elevato rispetto alle cellule sane, per cui necessitano anche di più energia, accumulando per questo motivo il 2GD al loro interno. Nel momento in cui cercano però di utilizzarlo per dare vita a una barriera zuccherina, questo non lo permette, inibendo la creazione della barriera di glicani.

I dati sperimentali sono molto promettenti e ciò apre la strada alla sperimentazione clinica, essendo il 2GD una molecola non tossica e ben tollerata dall’organismo. In attesa di risultati clinici definitivi, come ricorda sempre la LILT, il modo migliore di prevenire patologie tumorali è una sana e corretta alimentazione unita alla regolare attività fisica.