Il disagio economico dei caregiver lavoratori

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Anche chi si prende cura dei pazienti ha bisogno di assistenza.

Essere un caregiver è un lavoro a tempo pieno, poiché significa diventare il punto di riferimento per le persone malate e non autosufficienti, come nel caso dei pazienti oncologici, che richiedono un’attenzione costante al di là della vita privata e degli impegni lavorativi. Una recente indagine ha dimostrato che il 40% dei caregiver subisce un disagio economico, in particolare se appartiene ad alcune categorie, come i liberi professionisti, i disoccupati e i lavoratori fragili, ovvero chi ha contratti a tempo determinato o altre forme flessibili. Questi ultimi infatti manifestano un disagio economico più grave: il 31% sono lavoratori inattivi, il 24% dipendenti privati e solo il 9% dipendenti pubblici. È emerso inoltre che in Italia la maggior parte dei caregiver sono legati al malato di cancro da un rapporto di parentela stretto, spesso convivente nello stesso nucleo famigliare, a cui dedicano da 40 a 100 ore settimanali tra accompagnamento, supporto morale e gestione dei rapporti con l’équipe medica. L’indagine, su 1.200 caregiver con un’età media intorno ai 50 anni, ha evidenziato che il loro reddito si è ridotto da quando sono diventati “prestatori di cura” dei pazienti: le assenze sul lavoro sono la prima causa, seguite dal rendimento lavorativo e dalle spese per trasporto, alimentazione e assistenza domiciliare retribuita. Questa situazione, ancora più aggravata dalle limitazioni post pandemia, ha bisogno di nuove misure e tutele a sostegno dei caregiver lavoratori che devono poter contare su maggiori servizi di assistenza. Una delle missioni della LILT è la creazione di una rete di solidarietà portata avanti dalle Associazioni Provinciali che mettono a disposizione centri di ascolto, trasporto del paziente alle terapie, assistenza domiciliare medico-infermieristica e molti altri servizi a sostegno del malato e delle rispettive famiglie.