In chirurgia come alla NASA

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Robot, realtà aumentata e nuove tecnologie per salvare vite

Al giorno d’oggi essere medici significa anche vestire i panni da “ingegnere” e saper applicare le tecnologie di ultima generazione, come quelle utilizzate della NASA nelle missioni spaziali. Sono sempre di più infatti i chirurghi che in sala operatoria operano attraverso estensioni meccaniche e interfacce tecnologiche studiate per intervenire sul paziente con alta precisione e bassa invasività. Oltre a chi si trova sul tavolo operatorio, le tecnologie possono supportare anche chi opera: sono un esempio i così detti “smart glasses” ovvero un’interfaccia che consente di avere sempre davanti parametri vitali e informazioni utili come una tac; oppure la possibilità di eseguire interventi con ologrammi che riproducono in tempo reale l'organo o la parte su cui si deve operare. Con l’intelligenza artificiale verranno sviluppate in un futuro prossimo delle sonde chirurgiche autonome, dei veri e propri robot indipendenti che una volta inseriti all’interno del corpo del paziente intervengono in maniera mirata senza aiuto esterno. Questa realtà è in continua evoluzione, tuttavia rispetto agli interventi invasivi che venivano effettuati fino a pochi anni fa, è un grande passo avanti. Basta considerare che, grazie alle tecnologie citate in precedenza, è possibile dimettere un paziente appena dopo 48 ore dall’intervento grazie alla poca invasività degli strumenti utilizzati. Infine ridurre i tempi di recupero dopo un’operazione di chirurgia oncologica significa poter intervenire subito con la terapia farmacologica, migliorando nettamente la convalescenza dei pazienti più fragili.