Le diseguaglianze fra Nord e Sud Italia, dove l’aspettativa di vita è di cinque anni inferiore, il ruolo dei volontari in ambito socio-sanitario per la prevenzione oncologica, la lotta contro la povertà: questi e altri temi in discussione a Roma, dove la Sede Nazionale LILT ha riunito oltre 400 rappresentanti del suo volontariato, in occasione della celebrazione della 32° Giornata Mondiale del Volontariato.
Il volontariato è sempre più una leva fondamentale per le attività di promozione e diffusione della cultura della prevenzione oncologica: è questo, in sintesi, il messaggio che emerge dagli Stati Generali del Volontariato LILT, una due-giorni di confronto fra i vertici della Lega Nazionale per la Lotta contro i Tumori e la sua “forza lavoro” volontaria, che arriva a contare circa 20.000 persone su tutto il territorio nazionale durante le principali campagne organizzate dalla LILT nel corso dell’anno.
“I volontari sono fondamentali – ha dichiarato il presidente LILT prof. Francesco Schittulli – per permettere al nostro ente associazionistico di svolgere le sue attività: ricoprono infatti un ruolo significativamente rilevante e instancabile, integrandosi con gli altri operatori sanitari coinvolti, per diffondere la cultura della prevenzione oncologica e migliorare la qualità della vita dei maòlati e dei loro familiari. Oggi abbiamo riunito oltre 400 rappresentanti dei nostri volontari, provenienti da tutta Italia, per ascoltare le loro problematiche, esigenze e aspettative. Grazie al contributo degli oltre 20.000 volontari LILT stiamo lavorando – ha concluso il prof. Schittulli – per dare un supporto concreto per il perseguimento del benessere della persona”.
Secondo i dati ISTAT, circa un italiano su otto svolge attività gratuite a beneficio di altri o della comunità: in Italia il numero di volontari è stimato in 6,63 milioni di persone (con un tasso di volontariato totale pari al 12,6%) e, di questi, sono 4,14 milioni i cittadini che svolgono la loro attività in un gruppo o in un'organizzazione. Rispetto ad altri settori, nell’ambito socio-sanitario il volontariato rappresenta una risorsa ancor più strategica e indispensabile, poiché è capace di rispondere alle esigenze delle fasce di popolazione più deboli, integrandosi con l’intervento pubblico garantito dal Servizio Sanitario Nazionale: “in Italia oltre 1.000 persone ogni giorno scoprono di essere malate di cancro, ha sottolineato Massimo Casciello, Direttore Generale Vigilanza Enti e Sicurezza Cure del Ministero della Salute. I tassi di sopravvivenza nel nostro Paese sono in crescita, addirittura superiori a quelli deli Paesi del Nordo Europa. Nonostante questo, è necessario ridurre le differenze che esistono fra le diverse Regioni e garantire un accompagnamento anche psicologico a chi vive l’esperienza del cancro: in questo il lavoro dei volontari è indispensabile e rappresenta un grande esempio di collaborazione fra pubblico e privato”.
Ma l’evento di Roma è stato anche un’importante occasione per mettere a confronto alcune fra le migliori esperienze del volontariato nazionale, sia laico sia cattolico, come ad esempio quella di INMP – Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà: “In Italia 7 milioni di persone sono in condizioni di grave povertà – ha detto Concetta Mirisola, Diretto Generale INMP – e il lavoro dei volontari è fondamentale per raggiungere le persone più fragili, soprattutto nella fase di accompagnamento a chi ha vissuto il cancro. La povertà è uno dei più importanti agenti cancerogeni: è necessario unire le forze, creare reti di enti e organizzazioni pubbliche e private di qualità e definire piani di azioni con obiettivi specifici condivisi, in modo da ottimizzare le scarse risorse e raggiungere quante più persone fragili possibili, in tutti i territori d’Italia”.
Proprio del ruolo del volontariato LILT – che opera con passione e competenza in tutta Italia per superare le diseguaglianze regionali - ha parlato Mariapia Garavaglia, già Ministro della sanità e coordinatrice della Consulta Nazionale Femminile LILT: “Il diritto alla tutela della salute è diritto alla vita: l’aspettativa di vita al Sud è di cinque anni inferiore rispetto al Nord. Un Paese non può lasciare morire 5 anni prima alcuni cittadini rispetto ad altri: essere volontari nella sanità vuol dire assumersi delle responsabilità, e il volontario LILT, da Udine a Lampedusa, deve essere preparato e formato, per agire in maniera efficace in tutta Italia, in modo da ridurre le differenze oggi presenti nel nostro territorio. La neonata Scuola Nazionale del Volontariato LILT è un passo importante in questo senso e avrà il compito di dare ulteriore forza e consapevolezza all’azione dei nostri volontari”.
Non sono mancati, infine, spunti di confronto e di riflessione in occasione degli altri interventi che si sono susseguiti durante la giornata, come quello del Sottosegretario del Ministero del lavoro e delle politiche sociali On. Luigi Bobba, che ha fatto il punto sulla riforma del Terzo Settore, di mons. Lorenzo Leuzzi, Delegato per la pastorale universitaria e per l’assistenza religiosa negli ospedali di Roma in rappresentanza della Santa Sede, e del prof. Giorgio De Toma, Direttore prima clinica chirurgica del policlinico Umberto I di Roma e membro del Senato Accademico dell’Università “Sapienza”.
Il confronto tra le esperienze vissute e segnalate dai volontari LILT che operano su tutto il territorio nazionale ha consentito di realizzare – nella “2 giorni” degli Stati Generali – un importante occasione di approfondimento e condivisione delle criticità e delle prospettive di attività che la LILT intende realizzare nei prossimi mesi, al fine di assicurare una sempre più qualificata, efficiente e soprattutto valorizzata cura e promozione della prevenzione oncologica!
Canale