Allattamento E Prevenzione Del Cancro Al Seno

Pubblicato il 17 Giugno 2013

Anteprima dei risultati dello studio triestino su “Allattamento e prevenzione del cancro al seno” alla manifestazione della campagna ministeriale “Il latte di mamma non si scorda mai”, in scena dall'1 al 2 giugno a Trieste.
Lo studio di Fabrizio Zanconati, Bruna Scaggiante, Fabiola Giudici, Carla Dellach e Rita Ceccherini è frutto della collaborazione tra LILT, AOTS e ASS1 e analizza il rischio di cancro al seno nelle donne della provincia di Trieste, classi 1930-1969, rispetto al numero di figli e allattamento.
Il tumore al seno è il tumore più comune tra le donne in Italia, colpisce una donna su 8 e rappresenta il 32% delle neoplasie maligne femminili.
Il Friuli-Venezia Giulia è una delle regioni d’Italia con il più alto tasso di incidenza con 144 nuovi casi all’anno e a Trieste spetta il primato non invidiabile di 148 nuove diagnosi di cancro al seno all’anno ogni 100.000 donne residenti.
A Trieste dal 2006, a tutte le donne che si sottopongono ad approfondimenti cito-istologici dopo un esame mammografico non negativo e ad un ampio campione di donne sane, è stato proposto di compilare un questionario per valutare i fattori di rischio modificabili e non modificabili che possono essere collegati all’insorgenza di un cancro della mammella, comprendenti anche quelli legati alla storia riproduttiva della donna.
Lo studio è stato condotto su un campione rappresentativo della popolazione di donne triestine (più di 4000 donne) ed ha evidenziato importanti cambiamenti: ad esempio, nelle coorti più giovani si è assistito ad un incremento delle donne nullipare (passate dal 15% al 27%) e ad un aumento dell’età della donna al primo parto, che è passata da un’età mediana di 24 anni, per le donne nate negli anni Quaranta, ad un’età mediana di 30 anni, per quelle nate negli anni Sessanta.
Nello studio triestino trova conferma il dato, già segnalato dalla letteratura, che l’avere avuto figli riduce in modo statisticamente significativo il rischio di carcinoma mammario. In particolare a Trieste per le donne con figli, nate negli anni 1950-1959, la diminuzione del rischio relativo è del 9% mentre è addirittura del 17% per quelle nate negli anni 1960-69 rispetto a quelle di pari età senza figli.
Per quanto riguarda il ruolo dell’allattamento nella prevenzione del carcinoma mammario gli studi invece sono controversi. Particolarmente interessante è il dato che nella provincia di Trieste, il numero di donne con figli che allattano e la durata dell’allattamento sono aumentati, e questo grazie probabilmente alle campagne di sensibilizzazione promosse soprattutto dai pediatri negli ultimi 30 anni. I dati triestini hanno dimostrato che l’allattamento non impedisce che una donna sviluppi il cancro alla mammella nel corso della sua vita, ma diminuisce la probabilità che questo insorga più precocemente. Le donne che allattano hanno perciò meno probabilità di sviluppare un cancro alla mammella durante l’età fertile rispetto a quelle che non allattano e se l’allattamento si protrae da 6 mesi ad almeno 1 anno il rischio si riduce ulteriormente, ma questa “protezione” è utile solo fino alla menopausa. L'oncologa Rita Ceccherini ha poi sottolineato come l’effetto protettivo del numero dei figli sia spiegabile con i cambiamenti che la ghiandola mammaria subisce durante la gravidanza e che la rendono meno suscettibile ai fattori cancerogeni e come invece gli effetti dell’allattamento rimangano ancora da capire. Ad esempio recenti studi americani hanno portato alla conclusione che l’allattamento per lunghi periodi sembra svolgere un ruolo modestamente protettivo su tutti i tumori della mammella, ma molto protettivo invece per lo sviluppo dei tumori più aggressivi come quelli che in sorgono in donne con mutazioni del gene BRCA1.
Dopo la menopausa la donna può fare altre scelte per ridurre il rischio di cancro al seno, come, ad esempio, mantenere un peso forma, fare regolare attività fisica, prediligere una dieta mediterranea e non fumare.
E’ ben noto che il sovrappeso è un importante fattore di rischio in menopausa, confermato anche dallo studio triestino. Proprio per meglio studiare l’influenza degli stili di vita, dal 2012 alle donne che aderiscono al programma di screening mammografico, viene chiesto dai volontari della LILT di aderire anche alla somministrazione di un nuovo questionario. In questo modo sarà possibile ampliare lo studio inserendo nella valutazione del rischio anche il ruolo che le diverse abitudini alimentari e l’attività fisica possano avere nello sviluppo di un tumore al seno.