TUMORE DEL COLON-RETTO: BIOPSIA LIQUIDA PER CURE PIÙ EFFICACI

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Le terapie a bersaglio molecolare utilizzate per trattare pazienti con tumore del colon-retto metastatico si basano su anticorpi monoclonali e, sebbene risultino efficaci, la maggior parte dei pazienti sottoposti a questi trattamenti sviluppa una resistenza, che consente al tumore di progredire. La terapia deve dunque essere sospesa e ripresa in seguito.

Al termine del periodo di sospensione, una volta che i geni mutati siano scomparsi e la malattia sia tornata sensibile al trattamento, è infatti possibile tentare un secondo ciclo di somministrazione: il cosiddetto rechellenge. Tale intervento deve però avvenire solo nel momento in cui i geni tumorali farmacoresistenti siano svaniti.

La difficoltà, finora, risiedeva nel capire quando dare inizio al rechallenge e per rispondere a questo problema, l’IRCCS Candiolo di Torino, l’Ospedale Niguarda di Milano, l’Università degli Studi di Torino e l’Università degli Studi di Milano hanno condotto uno studio dal quale risulta che grazie ad una biopsia liquida è possibile analizzare il DNA tumorale di un paziente attraverso un semplice prelievo di sangue.

Questo approccio ha dunque permesso, e permetterà in futuro, di selezionare i pazienti adatti alla seconda fase terapeutica (successiva alla sospensione delle cure per via della resistenza sviluppata dalle cellule tumorali) in base alle caratteristiche molecolari del tumore in quel preciso istante, così da sottoporre i malati oncologici a rechallenge nel momento più adatto.

La biopsia liquida diventa così parte del processo decisionale per stabilire tempi e modi attraverso i quali sottoporre i pazienti a terapia, così da renderla più efficiente ed aumentarne le possibilità di successo.